parallax background

Angolino del 3 Febbraio 2020

Angolino del 5 Novembre 2019
5 Novembre 2019
Angolino del 5 Febbraio 2020
5 Febbraio 2020
C Cari amici,

l’angolino torna a salti, sempre più compresso tra vari impegni ed orari assurdi.

Comincerei con una bella Agiografia che so vi piace tanto.

Oggi si ricorda San Biagio, protettore della gola, e di seguito una piccola sua presentazione:

S.Biagio, fu vescovo di Sebaste, in Armenia, personaggio quanto incerto dal punto di vista storico, ovvero si hanno dei dubbi sulla sua vera esistenza, cosa alquanto frequente con i santi più antichi, gode tuttora larga popolarità per un miracolo attribuitogli, che ha perpetuato la ben nota benedizione contro il mal di gola. Si legge infatti nella sua Passione che mentre veniva condotto al martirio una donna si fece largo tra la folla dei curiosi e depose ai piedi del santo vescovo il figlioletto che stava morendo soffocato da una lisca di pesce conficcata nella gola. S. Biagio pose le mani sulla testa del fanciullo e si raccolse in preghiera. Un istante dopo il ragazzo era salvo. Alcuni dicono che il santo aprì la bocca del fanciullo, vi introdusse le dita ed estrasse la lisca.

Quest’episodio gli valse la fama di taumaturgo attraverso i secoli ed in particolare quella di guaritore dai mali di gola. Fu grazie a questa diffusa tradizione che il nuovo calendario liturgico ha conservato la memoria del santo in questo giorno. S. Biagio fu vescovo agli inizi del sec. IV e subì la persecuzione di Licinio, il collega dell’imperatore Costantino. Era l’anno 316. Pare che S. Biagio, in ossequio al monito evangelico, si sottraesse alla persecuzione rifugiandosi in una grotta.

La leggenda, abbonda di particolari ameni e ci presenta il vecchio vescovo attorniato dagli animali della foresta che gli fanno visita, recandogli il cibo; purtroppo dietro la selvaggina non è raro trovare anche i cacciatori. Così il santo venne scoperto, legato come un malfattore e condotto alle prigioni cittadine.

Fiaccato nel corpo ma non nell’animo, l’intrepido martire ebbe la forza di subire altre atroci vessazioni, finché gli fu recisa la testa con la spada.
Il corpo di San Biagio fu sepolto ovviamente nella chiesa di Sabaste, e nel 372 una parte dei suoi resti mortali furono imbarcati, per essere portati a Roma. Una tempesta bloccò il viaggio delle reliquie a Maratea, dove i fedeli accolsero le spoglie e le conservarono nella Basilica di Maratea, sul monte che prese il nome di San Biagio.

A Carosino, un paesino in provincia di Taranto, è custodita una reliquia, un pezzo della lingua, conservato in un’ampolla incastonata in una croce d’oro massiccio. Nella parrocchia di Lanzara, frazione del Comune di Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, è conservata un’altra reliquia del Santo consistente in due ossa della mano. Queste, secondo la leggenda, vennero in possesso di alcuni mercanti, venuti in contatto con la città di Maratea.

Nella cattedrale di Ruvo di Puglia si venera nel giorno di San Biagio una reliquia del braccio del Santo, esposta entro un reliquiario a forma di braccio benedicente, portato in processione dal Vescovo ed esposto alla pubblica venerazione dopo la solenne messa pontificale in cattedrale, al vespro del 3 Febbraio.

Nella chiesa a lui dedicata nella città dalmata di Dubrovnik (Ragusa, Croazia), della quale è patrono, si conserva, secondo la tradizione, il cranio, in un ricco reliquiario a forma di corona bizantina, che viene portato solennemente in processione nella ricorrenza del santo.

Pertanto, mi domando, ma cosa è mai rimasto a Maratea?

Oltre ad essere il santo ausiliare contro i mali della gola, egli è anche il patrono dei cardatori di lava, per il fatto che venne torturato con strumenti simili a quelli che usano i cardatori, è anche patrono di innumerevoli comuni Italiani, tra i quali:

Il già citato Ruvo di Puglia, Cavriana , Monzambano ( solo del castello però) e Ceresara in provincia di Mantova, Maranello, Fiuggi, Ovviamente la già citata Maratea.

In tema di curiosità , una simpatica tradizione la si trova in quel di Fiuggi, si narra ,appunto, che nel 1298 il santo fece apparire delle finte fiamme sul paese, proprio mentre questi era in procinto di essere messo sotto assedio dalle truppe papali. La cittadina, che all’epoca si chiamava Anticoli di Campagna, era feudo dei Colonna che a loro volta erano in guerra con la nobile famiglia romana dei Cajetani.

L’intenzione dei Cajetani era quella di attaccare il paese da due lati: dal basso scendendo dal castello di Monte Porciano e dall’alto, alle spalle di Fiuggi dalla parte di Torre Cajetani; in virtù di tale piano divisero le proprie forze. A questo punto si narra che il Santo fece apparire delle finte fiamme sulla cittadina che indussero le truppe nemiche, oramai prossime all’attacco, a pensare di essere state precedute dalle forze alleate. Di conseguenza mossero oltre, ritornando ai loro alloggiamenti. La popolazione, saputo il fatto il giorno successivo, elesse patrono della città il santo del giorno, San Biagio appunto. A ricordo di tale avvenimento, persiste tuttora una antica tradizione paesana che consiste nel bruciare grandi cataste di legna di forma piramidale, denominate stuzze, che dovrebbero ricordare le fiamme fatte apparire dal santo sulla cittadina. Tale manifestazione avviene la sera del 2 febbraio di ogni anno nella piazza più alta del paese.

Ci son interessanti ed antichi proverbi sull’odierno santo, e mi permetto di ricordarne alcuni che mi son vicini geograficamente:

Nell’area Veronese si dice:

Co’ riva San Biasio te ghe el giasso sul naso (ovvero: A San Biagio hai il ghiaccio al naso, quindi fa ancora freddo)

In area lombarda di levante troviamo:

A san Blâs il frêt al scussìe il nâs (a San Biagio il freddo ti solletica il naso , pari a detto di cui sopra)

A san Blâs la gjate si leche il nâs (a San Biagio la gatta si lecca il naso, non so perché! Forse ha freddo?)

Ma per me il più interessante di tutti è:

Pal dì de san Blâs, ogni polech e fâs (Per il giorno di San Biagio ogni gallina depone un uovo, perché?)

Egli è patrono di Portorico dove viene chiamato San Blas,

Oggi fu un giorno di lutto, nel 1998 un aereo da guerra elettronica della marina USA tranciava i cavi della funivia del Cermis, causando 20 morti, son trascorsi 22 anni tra polemiche e questioni di diritto internazionale.
Non aggiungo altro e vi saluto

CS