C ari amici,
le giornate si allungano sempre di più, ma siamo ancora trincerati in casa, il morbo infuria, il lievito ci manca, ma con cavolo che ci arrendiamo.
In queste ore riflettevo sulla vita che fecero per anni gli abitanti di Berlino Ovest, costretti dentro il perimetro cittadino, circondati dalla DDR; loro si che non potevano permettersi gite fuoriporta.
Andiamo a curiosare nel faceto modo che per fortuna ci circonda:
Oggi ricorre il P Greco Day, si si, miei cari, la data del 14 marzo da qualche anno viene chiamato : il P greco Day!!!
Cosaaa!!!! esclamerete, qui si danno i numeri!!! Ebbene si; noi siam soliti scrivere le date in questo modo, per esempio:
13 marzo 2021 abbreviamo con 13/ 3/ 2021, ma nel mondo anglosassone, no.
Essi scrivono 3/14/2021 ovvero il mese per primo e pertanto il 14 marzo diventa graficamente 3/14…. ovvero il P greco di geometrica memoria.
Ma perchè questo simpatico numero che ci permette di calcolare le geometrie dei cerchi e delle sfere, si chiama P Greco?
Vi vien incontro l’angolino; semplicemente perchè è la prima lettera della parola Peripheria che vuol dire circonferenza in greco, facile no!
Questa costante, se non erro rientra in quei numeri classificati come trascendenti, e qui comincia il bello:
Trascendente, deriva dal latino trans più ascendere, ovvero, salire al di là, quindi scavalcare, quindi andare oltre una barriera.
Quale? Quella della comprensione umana, quella dell’umano e limitato essere, quindi vedete che tutto le cose che dico e penso han un significato!
Pensate, per calcolare una cosa finita, utilizziamo una costante che ha infiniti decimali e non è comprensibile; Meraviglioso.
Ora scendiamo sulla terra, anzi nel fango :
Come oggi nel 1954 le truppe comuniste vietnamite, i VietMinh, non i VietCong, attaccano il campo trincerato francese di Dien Bien Phu, la Legione si difende strenuamente comandata da Henry Navarre, mentre le ondate di guerriglieri di Nguyen Van Giap si lanciavano contro le fortificazioni.
La battaglia vera e propria cominciò il 13 marzo quando con grande sorpresa dei francesi, iniziò un massiccio sbarramento di artiglieria. Per la fine della prima notte 9.000 proiettili erano caduti sull’area e le posizioni Beatrice e Gabrielle ( i francesi avevano dato nomi di donna ai capisaldi, nomi che cominciavano con la lettera di designazione, ovvero in questo caso la B e la G ), tenute in massima parte dai legionari erano entrambe cadute, anche se a caro prezzo per gli attaccanti. Con una enorme prodezza logistica, i Viet Minh avevano trascinato schiere di pezzi di artiglieria su per i boscosi fianchi delle colline che i francesi avevano segnato come impenetrabili. Il comandante dell’artiglieria francese, Colonnello Piroth, sconvolto dalla sua incapacità di rispondere al fuoco contro le ben camuffate batterie Viet Minh, andò nel suo rifugio, si appoggiò una bomba a mano sul petto e si suicidò. Venne seppellito in gran segreto per evitare la perdita di morale tra le truppe francesi.
I francesi risposero paracadutando dei rinforzi, ma questi vennero bersagliati dai cannoni della contraerea, direi che è poco cavalleresco.
Considerando il bisogno vitale di rifornimenti aerei, questo era uno sviluppo problematico. I francesi iniziarono anche a usare i loro caccia-bombardieri contro l’artiglieria vietnamita, ma non giunsero mai abbastanza vicini da ottenere degli effetti consistenti, considerando quanto bene quest’ultima era stata nascosta nella giungla.
Realizzando l’importanza dei rifornimenti aerei, i Viet Minh passarono dai costosi assalti all’assedio, bombardando i campi aerei fino a quando non vennero messi fuori uso. In aggiunta iniziarono a scavare lunghe trincee verso il centro del campo, proteggendo i loro movimenti dal fuoco diretto, e permettendo la preparazione di un assalto sotto copertura. La prima pista di decollo cadde dopo un’avanzata di cinque giorni, dal 18 al 23 marzo.
L’ultimo aereo atterrò il 28 marzo sulla seconda pista, ma venne distrutto mentre eseguiva la manovra. I francesi risposero con un offensiva il 28, attaccando le postazioni anti-aeree, con una brillante operazione architettata in sei ore dal tenente colonnello Bigeard e che vide le migliori truppe paracadutiste francesi tenere testa, attaccare e respingere un nemico dieci volte numericamente superiore. Il 31 marzo ripresero due delle fortificazioni sulle colline, ma dovettero in seguito abbandonarle a causa della mancanza di rinforzi.
Con i rifornimenti che giungevano solo con lanci paracadutati, il flusso iniziò ad affievolirsi. Una buona parte degli approvvigionamenti atterrava in territorio controllato dai Viet Minh, fornendoli del materiale di cui avevano bisogno. A questo punto i vietnamiti avevano essenzialmente vinto la battaglia, e si riferirono alla fase restante come al “far sanguinare lentamente l’elefante morente”, anche perché attacchi frontali avevano avuto come unico risultato quello di infrangersi contro la fanatica resistenza dei difensori. Fu in questo periodo che si formò quella che in seguito venne definita la mafia paracadutista, il colonnello Langlais, capo delle truppe paracadutiste, appoggiato dai comandanti di battaglione di tali unità (i Bigeard, Botella, Tourret, Seguin Pazzis, Brechignac), prese direttamente le redini delle operazioni con il comandante ufficiale De Castries che manteneva un profilo di pura forma. Da quel momento in poi i ruoli di comando venivano affidati non più in base al grado o all’anzianità, ma unicamente al valore personale del singolo ufficiale. Durante l’ultima settimana di aprile, arrivarono gli annuali monsoni, riducendo ulteriormente l’efficacia del supporto aereo che poteva venire fornito agli assediati. Le trincee divennero pericolose e i bunker collassarono. Gli ultimi rimpiazzi, 4.306 soldati, vennero paracadutati tra il 14 marzo e il 6 maggio e non riuscirono nemmeno a compensare le perdite sofferte in quel periodo, che ammontavano a 5.500.
I francesi videro che la sconfitta era imminente, ma cercarono di resistere fino agli incontri di pace di Ginevra, che ebbero luogo il 26 aprile .
L’ultima offensiva francese si svolse il 4 maggio , ma fu inefficace. I Viet Minh iniziarono quindi a martellare il forte con dei razzi russi appena acquisiti.
La caduta finale prese altri due giorni 6 e 7 maggio, durante i quali i francesi combatterono ma vennero infine travolti da un massiccio assalto frontale.
Almeno 2.200 dei 20.000 francesi morirono durante la battaglia. Dei circa 50.000 vietnamiti coinvolti si stima che 8.000 morirono e altri 15.000 vennero feriti, quasi metà delle forze attaccanti.
I prigionieri presi a Dien Bien Phu furono il numero più alto che i Viet Minh riuscirono mai a catturare, un terzo del totale dei prigionieri presi nell’intera guerra. I prigionieri vennero divisi in gruppi. Quelli sani e i feriti in grado di camminare vennero costretti a una marcia forzata di quasi 400 km, fino ai campi di prigionia, centinaia morirono di malattie lungo la strada. Ai feriti, contati a 4.436, furono date cure di base fino all’arrivo della Croce Rossa che ne rimosse 838 e diede una migliore assistenza ai restanti, i quali vennero anch’essi inviati alla detenzione.
I campi di prigionia furono anche peggio. Le truppe francesi, molte delle quali francesi non lo erano nemmeno, venivano costantemente affamate, picchiate e sottoposte ad abusi. Pochi sopravvissero.
Oggi sarebbe il compleanno del grandissimo fisico Albert Einstein, classe 1879.
Con oggi son 21 anni che lo scaltro Vladimir Putin regna come novello Zar sulla Russia.
Vi ricordo che oggi ricorre nel calendario San Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine dei Benedettini, vi rammento un proverbio agreste a lui dedicato:
A San Benedetto, una rondine sotto il tetto.
Quindi la primavera è vicinissima.
Ciao a tutti
CS