C Cari amici,
Siamo al tre di Giugno, ci siamo lasciati alle spalle la festa della repubblica e relativa parata nei fori imperiali che per la prima volta da quando è stata reintrodotta, mi son perso, ma soprattutto si è conclusa la stagione elettorale.
Abbiamo avuto le elezioni Europee e le amministrative locali ed anche nel mio comune si è svolta al tenzone al sapore Guareschiano. Intrighi, pettegolezzi, colpi bassi, santini, stratagemmi e chiacchiere da bar, per quasi due mesi era tutto un brulicare di voci sommesse, o proclami altisonanti; ora che siamo in un evo moderno, abbiamo anche la nuova arena di scontro, l’Agorà elettronica che son i social media, con i quali si può litigare con gli oppositori delle personali idee stando comodamente sul divano di casa.
Che peccato erano così belli gli scontri dialettici di un tempo, fatti di bicchieri di rosso, caffè corretti Nardini, sedie strascicate, parole grosse, pugni agitati e qualche madonna tirata a casaccio; oggi invece ci dobbiamo accontentare di una fredda immagine su uno schermo; addio ombre di rosso, addio pacche sulle spalle e frasi idiomatiche; ed è qui che vi volevo portare verso quel favoloso mondo che è la saggezza antica e popolare, i proverbi che a me piacciono tanto e che ci dicono sempre la verità e ci mostrano la vera realtà delle cose.
Sapete tutti che su dodici nomi in una lisa di un piccolo paese come Peschiera del Garda, solo otto avranno l’onore di sedere in consiglio comunale tra le file della maggioranza, e questi otto son selezionati in base al numero delle preferenze sulle schede elettorali, ebbene ho scoperto sulla mia pelle quanto sia difficile ottenere questo favore dalle persone vicine e quindi in soccorso mi arriva dal passato il proverbio:” Schei, voti e figa; ciaparli l’è fadiga”.
Per i non avvezzi al dialetto veronese la traduzione è :“Soldi, voti e figa; prenderli è molta fatica”.
Per mia gioia i miei compaesani mi han voluto premiare, regalandomi la possibilità di sedere tra i banchi del nuovo consiglio comunale, e confido di essere all’altezza del compito assegnatomi dalle urne.
Il 3 giugno non ci regala molto su cui speculare, se non il tentativo di Nepoziano di auto proclamarsi Imperatore con un maldestro colpo di stato che gli costò la vita e quella dei suoi cari, come pure quella di molti senatori che lo avevano appoggiato. Correva l’anno 350 DC.
Vi lascio alle prime giornate di sole .
Ciao ciao
CS