C Cari amici,
siamo all’ultimo giorno per la campagna elettorale per le elezioni europee e per molti comuni d’Italia, tra cui il mio paesello.
Dibattiti, bicchierate, braciolate, risotti e vino bianco, pare una festa paesana che purtroppo da domani chiuderà.
Come prevede il copione, abbiamo le solite chiacchiere da bar, con tanto di maldicenze di questo o quell’altro candidato, ed oggi si è aggiunta anche la piazza virtuale che è il social network; quindi le bagarre si susseguono a suon di click, di like, ed il tamburellare sulle tastiere è diventato la colonna sonora di queste giornate di sfiga all’ultimo voto.
Ma lo so che a voi amanti della paginetta, delle vicende elettorali non interessa se non quando c’è di mezzo un aneddoto e pertanto oggi vi parlerò di altro.
Oggi ricorre la festa di Santa Sara la Nera; tanto cara agli zingari, che in questo giorno si dan convegno in Francia, nella regione della Camargue per renderle omaggio; ma chi era Sara la Nera? E perché si ricorda nella Francia Meridionale?
Torniamo a noi, i gitani la chiamano Sarah Kali , e mi piace farvi notare l’assonanza con la divinità Indiana Kalì, dato che gli zingari vogliono trovare le proprie radici in tribù nomadi provenienti dall’India, questo spiegherebbe il bizzarro nome, Kali, che ricorda la lontana e feroce dea indiana Kalì.
Secondo la leggenda, Sara era la serva di pelle scura di una delle Marie evangeliche, che fuggirono dalla Palestina dopo i fatti raccontati nei vangeli e portarono la buona novella in Europa e sbarcarono in un paesino sulla costa francese, che oggi prende il nome di Santes Marie de la Mere ovvero le sante Marie del mare, per l’appunto. Ovviamente come tutte le leggende che si rispettano si deve dire che esse abbiano portato la sacra reliquia , il così detto Graal , con loro, e che poi la nascosero e poi … ogni uno è libero di pensarla come vuole, ma c’è un’altra cosa che mi fa pensare, dalle mie parti, il termine Kalin, serve ad indicare la fuliggine più densa che incrosta i camini, nera e difficile da togliere, quella che fa dire “ te si nero come il Kalin “, no signori non è un caso, è l’accostamento con il fatto che Sara fosse scura di pelle, capite il nesso?
Ma il kalin, ovvero il nerofumo, la tradizione vuole, fosse usato dalle streghe per annerirsi il volto e rendersi invisibili durante la notte, quindi era un sotterfugio delle donne dedite all’occulto, chiamate anche Masche, che per celarsi allo sguardo si mimetizzavano, ovvero si “Mascheravano” vedete il nesso!, pertanto abbiamo l’origine della parola Maschera, ma da questa nera sostanza si ottiene anche un belletto, il Mascara, che trae il nome proprio dal percorso semantico qui appena esposto.
Che bello che è giocare con le parole e con i loro misteri, ma la data odierna ci riporta a 104 anni fa, a quel 24 Maggio del 1915, data in cui l’Italia iniziò la sua partecipazione al primo conflitto mondiale, data immortalata dalle parole della “canzone del Piave”:
« Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l’esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!”
Zum zum!
Pochi ricordano che queste note furono usate come inno nazionale transitorio dal 1946 al 1948, quando venne abbandonata la “marcia reale” e poi venne scelto l’inno di Mameli, ovvero il “ Canto degli Italiani” la cui musica è di Novaro che pochi ricordano ed ammatto a me piace moltissimo.
I miei auguri oggi vanno alle amiche che portano il nome di Sara
Pertanto un saluto a tutti e buon 24 maggio
Ciao ciao
CS