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Angolino del 29 Marzo 2021

Angolino del 15 Marzo 2021
20 Marzo 2021
Angolino del 13 Maggio 2021
13 Maggio 2021
C ari amici,

è passato qualche giorno dall’ultima paginetta, la data odierna ci regala alcuni fatti importanti del nostro passato, era il 29 Marzo 1848 ed iniziava la Prima Guerra di Indipendenza Italiana, l’esercito Sabaudo attraversa il fiume Ticino ed entra in territorio Lombardo in quel momento feudo Asburgico, dove si stavano verificando molte sommosse anti austriache culminate con le “cinque giornate di Milano”.
Se nel 1848 iniziava un conflitto, nel 2004 terminava definitivamente la “guerra fredda” quando alcuni paesi dell’ex patto di Varsavia, entrano nella Nato.
Oggi però il mio ricordo va ad un amico che qualche anno addietro ci ha lasciati era il 2016, ed  è mio compito tenere viva la memoria; era gravemente infermo da anni, ed a lui dedico questa paginetta.

Mi piace ricordarlo quando lo conobbi tra i banchi della IV liceo,  mi apparve subito un tipo bizzarro, non capivo se fosse da ritenere un amico o un piantagrane, ma mi sbagliavo di grosso, egli era un poeta.

Un curioso esempio di genio e sregolatezza, una miscela che purtroppo lo ha condotto anzitempo all’orco, come traduceva Vincenzo Monti, l’inizio dell’Iliade.

Il suo nome è Dimitri,  un suono arcaico, che fonde la classicità greca, ovvero figlio di Demetra con i suoni delle lontane steppe russe, un nome adatto ad una persona tanto complessa.

Figlio di Demetra, la Dea madre, la dea che ci fornisce il sostentamento e l’alternarsi delle stagioni e proprio nella stagione del cambiamento Lui trovò la morte fisica e perfino la data del suo genetliaco, entrambi sotto il segno dell’Ariete; che sia ad indicare una forma di agnello sacrificale?

No non voglio speculare oltre, ma solo riportare un suo scritto, che condensa in poche lettere un pensiero profondo ed ora assai chiaro:

“ Nessuno piangerà

Le tue mani sporche

di inchiostro,

per le tue poesie sbagliate”

 

Riflettiamo su questo scritto, sull’angoscia che ci lascia e sul fatto che fu composto da un ragazzo che era poeta e di errori ne commise molti.

Un mio saluto a te piccolo grande Dimi.

Che quel giorno di tanti anni fa mi hai sorriso, io nuovo alunno di una classe consolidata, e che curiosamente ricordo quel caffè bevuto assieme, fuori dalla caserma che per poco mi vide sotto le armi e tu semplice passante che ri sorridendomi, mi accompagnasti ad assaporare la nera bevanda in un caldo pomeriggio di Maggio di tanti anni fa.

Sapevo della sua infermità e mai volli andare a trovarlo, non per pigrizia, non per menefreghismo, non per noia, ma per pietà.

Lo sapevo che era in una situazione critica ma io volevo conservare per sempre quel ricordo che avevo di lui e non quello di un vegetale tenuto in vita da macchine e tubi,  ma al funerale c’ero e con me Monica, Massimo, Michele, Antonio,  pochi forse ma uno sparuto drappello di chi ricorda e forse ora ha capito di più di chi tu realmente fossi e quanto hai donato a noi.

Confesso che non avrei mai pensato di essere io pronto a salire sull’altare per leggere cosa Monica aveva scritto, sicuramente lo avrei fatto piangendo, guardando tua madre, ma il sacerdote prima di noi ha espresso quei concetti che noi avremmo esposto, quindi per non aggiungere altro, ci siam ritirati in preghiera.

Triste, questo angolino è triste, ma non dubito che come il bruco diviene farfalla, anche noi prima o poi raggiungeremo la libertà dello spirito e finalmente voleremo.

Ciao a tutti

CS