C ari amici,
siamo ancora qui.
La battaglia contro il male è ancora in atto, e noi per vincere abbiamo una sola possibilità, rimanere chiusi in casa.
Visto che siamo in una situazione di realtà ferma, direi che l’angolino può permettersi una cavalcata tra il serio ed il faceto e tra fatti e parole che ci incuriosiscono.
In questi giorni si legge solo di malattia ed in particolare si una la parola “Virus” che qualcuno pronuncia “vairus”; ma da dove arriva questo termine?
La desinenza “us” ci fa intuire che il latino classico ne è il padre, ma c’è qualcosa di più:
Per i nostri antenati “virus” non aveva il significato che diamo oggi, per loro era un non ben definito umore biologico, che poteva essere sia animale che vegetale, velenoso, ma anche puzzolente.
Per capirci meglio: la frase “animae leonis virus grave” vuol dire che “l’alito dei leoni è puzzolente e pesante”. In questo piccolo periodo abbiamo due porte che ci permettono di speculare intellettualmente.
La prima è animae che non ha l’eccezione che diamo noi di anima, ma l’alito, il soffio, e non è forse con l’alito che Dio ci ha soffiato la vita secondo le varie religioni?
Quindi animae è il plurale di anima, il respiro.
Poi abbiamo la parolina odierna “virus” che in questo caso ha significato di “fetido, puzzolente, ammorbante, appestante, maleodorante”; quindi tra i sinonimi abbiamo altri due vocaboli che ci riportano alla malattia, ovvero ammorbante, che porta il morbo, e appenstante, che è pestifero, ovvero ci porta la peste.
Un giro un po’ contorto ma spero di essermi spiegato bene.
Torniamo alla parolina incriminata “Virus”. Essa ci arriva dalla lingua di comodo, il famigerato indo-europeo, con il suono “vis” si indicherebbe l’azione, l’impeto battagliero, la forza dell’attacco.
Non per nulla noi per indicare quando una malattia è particolarmente feroce diciamo che è virulenta!
Ma per i latini la parola “vis” non ha nulla a che fare con il veleno o la puzza. Vis era la forza, la tenacia in battaglia, la capacità combattiva. Quindi con la stessa origine semantica.
Ricordo che i Romani avevano un’altra parola per indicare il veleno, “venenum malum” perché aggiungevano il malum?
Per l’esattezza la parola venenum non indicava qualcosa di tossico e dannoso, ma una sostanza che ingerita faceva mutare la capacità naturale di una cosa, quindi poteva anche essere una medicina, quindi il malum è necessario.
Tutto chiaro?
La meraviglia dell’etimo! AAAAAAHHHH la tauromachia!
Ora che avete le idee un po’ più chiare sulla parolina insidiosa che corre come saetta sull’etere e tra le domestiche mura, vi esorto a pronunciarla come va fatto, ovvero “Virus” poiché è LATINO e non altra lingua dalla pronuncia di fantasia.
Ma dato che oggi è il 4 Aprile, vorrei ricordarvi che il santo ricordato dal calendario oggi è San Isidoro da Siviglia.
Lo so che molti di voi avranno pensato subito al famoso gatto dei fumetti o alla litania goliardica che vedeva il povero santo come artefice della svalutazione della Sterlina, ma invece questo santo che visse a cavallo tra il Vi e VII secolo, a noi interessa altro:
Egli scrisse una sorta di enciclopedia più di mille anni prima dell’idea illuminista di raccolta del sapere. Lui redasse un’opera che chiamò “Etymologiae” , ovvero una raccolta di lemmi che partivano dall’etimo delle parole.
Per me un vero genio, ammetto che è lo stesso metodo che utilizzo anche io, ma credo voi lo abbiate già capito.
Era uomo dottissimo, a tal punto che Papa Giovanni Paolo II lo volle patrono di Internet, per la sua lungimiranza culturale nel voler creare un’opera dove trovare tutto, ma oggi nella rete, cade di tutto invece!
Il sommo Dante lo cita nella Divina Commedia, ovviamente lo colloca nel Paradiso, e di lui scrive:
“Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro
d’Isidoro, di Beda e di Riccardo,
che a considerar fu più che viro”
Pochi oggi portano il suo nome ma è un peccato, pensate che Isidoro, è uno dei due nomi che ci son giunti da derivazione Egizia, infatti vuol dire sacro a Iside.
Miei cari, vi lascio con un abbraccio simbolico.
Un saluto
CS