C ari amici,
Il calendario ci porta al giorno del 17 gennaio, ormai abbiamo già preso la mano nello scrivere le cifre del nuovo anno 2021, ci guardiamo attorno attoniti.
perché mai attoniti? È presto detto, siamo immersi nel caos, nel disordine sia morale che intellettivo.
Nulla è sicuro, nulla è saldo per aggrapparvicisi, tutto è scontro, e verità si cela ai più sovrastata da fazioni e discordie.
Un tempo si andava al Bar e si discorreva di calcio o politica, comunisti, e democristiani, Don Camillo e Peppone, Juventini e Milanisti, Hellas o Chievo, ma invece oggi tutto è immerso nel dualismo manicheo.
Che brutto tempo quando non vi è un ordine e delle certezze, ma solo la confusine e la malarazionalità.
Ora son nel mio studiolo, mi concedo un vizio, mi son acceso con la brace del mio camino un suntuoso cohiba siglo IV, son in ascolto di una melodiosa musica di Mozart, mi commuovo udendo “la Regina della notte”, e penso.
Sapete che non mi piace discorrere di politica e se posso lo evito, ed anche oggi cercherò di starvici lontano, ma preferirei parlarvi del santo Odierno, San Antonio Abate:
Fu monaco, Abate, del terzo secolo, visse da eremita nel deserto, come dimora una grotta nel Sinai ed i ruderi di un vecchio forte romano, fu preda di una furibonda lotta durata anni contro il demonio che lo tentava in continuazione per farlo cedere dai suoi voti, infatti nell’iconografia sacra è spesso raffigurato come un vecchio avvolto in un mantello con il cappuccio, la barba bianca simbolo di saggezza, un bastone con il simbolo del Tau, la lettera T greca per indicare che fu taumaturgo, a lui vicino normalmente un maialino, ai piedi o nello sfondo un fuoco acceso, simbolo del suo potere contro l’infiammazione nota come “fuoco di sant Antonio”, ed in lotta contro satanassi vari, che a volte son semplificati come serpi che lui schiaccia con i piedi.
Ma perché il maialino se egli visse di digiuni ed in mezzo al deserto?
Per il vero egli, è il patrono degli animali domestici anche se con essi non ha avuto a che fare, ma per una coincidenza calendariale, infatti nell’Europa nordica si era soliti far benedire gli animali il giorno del 17 gennaio, per scongiurare malattie e quindi perdere il sostentamento che loro davano.
Il santo è citato in moltissimi proverbi, dalle mie parti si dice “A San Antonio un passo da Deminio” ovvero il sole comincia ad allungare il periodo di luce sulla terra per un tempo ragguardevole, le giornate si stanno sensibilmente allungando addirittura si conferma il fatto astrale con un altro detto: “ A San Antonio Abà, un’ora sonà” ovvero la luce ha guadagnato una buona ora sulle tenebre.
La tradizione vorrebbe che la giornata odierna la si festeggiasse con cibi adatti, normalmente con carni di porco arrostite, e con i dolci tradizionali, qui nel veronese, nel mantovano e nel bresciano son due le dolci leccornie che fan da conclusione a questa festa: il “Chisol e il fogasì”
Iniziamo con il descrivere il Mantovano Chisol :
Dolce molto simile al veronese Bussolan, una ciambella cotta nel forno, ma vediamo come lo so prepara:
Montate uova e zucchero, aggiungete un pochino di liquore a vostro gusto, poi burro, farina e lievito, fatene una ciambella ed infornate ed il vostro tetto sarà salvo.
Non sono impazzito infatti si dice che chi non rispetta il culto del santo invernale, preparando questa ghiotta pietanza, avrà da scontare una pesante nevicata che metterà a repentaglio il tetto della casa.
si dice che: “ A Sant’Antoni un freddo da demoni”.
Notate come il satanasso ricorra spesso.
Poi c’è l’altra prelibatezza il più veronese fogasì o fogasin:
Si impastava farina, zucchero, un pochino di vino bianco, strutto o meglio ancora grasso del cotechino, un poco di lievito e della scorza di limone grattugiata. Il tutto lo si rendeva a forma di focaccia e lo si cuoceva sulle pietre arroventate del camino.
Cibi della tradizione, che son l’ideale per un pomeriggio con gli amici vicino ad un bel fuoco, parlando e “contandosela”.
Ricordo anni fa quando ero spesso nella capitale francese per lavoro, mi recavo in un ristorante ed il mio pasto era sempre “le tentazioni di San Antonio” piatto meraviglioso di leccornie di maiale, musetto, orecchie, zampetto, costine, ecc. ecc. il tutto annaffiato con del vino rosso leggero, una salsina di senape e del pane bianco tiepido; o gioia o sollazzo della mia anima.
Vi saluto ciao ciao
CS