C ari amici,
l’angolino è sempre più raro, ma c’è ancora.
Siamo al 13 di Dicembre, una data che un tempo mi faceva gioire ed ora mi commuove, nel ricordo di passate e felici stagioni che non si riaffacceranno mai più, quando una carezza del padre o un bacino della mamma faceva passare tutto…
Quanta nostalgia e che bei ricordi.
Ma cerchiamo di sorridere, alla fine se oggi son quel che sono lo debbo in gran parte alle mie notti tra il 12 ed il 13 dicembre della mia infanzia.
Curioso, romantico, alla ricerca di cosa c’è oltre alla misera sfera dei sensi: alla ricerca del fantastico, dello spirituale, del mistero insomma, ma credo che ormai dopo anni abbiate capito come la penso.
Parleremo quindi della santa, e ci inoltreremo anche un po’ oltre, dove non sempre la ragione ci consente, se non è accompagnata per mano dalla passione, anche se l’unica mano che vorrei stringere è mille mila miglia lontana dalla mia disgraziata dimensione.
Ora scartabelliamo, ripeschiamo e andiamo a vedere che accade:
vi ricordate da bimbi, quanto aspettare questo giorno; i regali, i biscotti a forma di animaletti e “puoti”, i vecchi riti della notte precedente: andare a letto presto, preparare in cucina un piatto di minestra ed un bicchiere di vino per il Castaldo, il mitico aiutante della Santa, per chi poteva, il fieno per l’asinello, i biscotti ed il latte per la santa; lo so mi ripeto in alcune cose degli angolini passati, ma reperita iunvant e poi se le cose son così, son così e basta!
Chi siamo noi piccoli uomini a contrastare secoli di tradizioni?
Pensiamoci bene, caspita! In fondo era una ricorrenza piacevole vuoi per i doni, ma traumatizzante per l’evento scenografico che l’accompagnava; una Santa che arriva, vestita di bianco, con un velo sul volto, preceduta dal suono dei campanellini, senza occhi, che sono sbulbati su un piattino. Devo dire un’immagine alquanto spaventosa, uno spettro delle leggende viene descritto meno orribile, ma portava i doni, quindi anche noi bimbi portavamo pazienza, ma stando rannicchiati sotto le coltri…….
Ricordo con terrore e curiosità quella notte nella mia infanzia, tutto raggomitolato sotto il piumone, con l’orecchio teso, combattuto tra la curiosità dell’evento soprannaturale e l’attesa dei regali, ma torniamo alla santa, ella è la guardiana per la salute degli occhi, è la santa patrona degli oculisti, degli occhialai, e degli elettricisti, di questi ultimi non chiedetemi perché fino a poche ore fa ero convinto che la patrona fosse solo Santa Barbara, ma si vede che han più santi in paradiso, beati loro….. o santi loro???
Ovviamente si intenda, degli elettricisti per il fatto che l’elettricità oggi ci regala la luce, mi chiedo allora perché non è patrona dei lampionai?
Andiamo a ripescare antichi scritti e ripercorriamo a briglia sciolte un po’ di connessioni pazze a riguardo di questa Santa, cominciamo con l’osservarla meglio:
allora dicevo, una donna, vestita di veli bianchi di cui non si vede il viso, chiaramente è l’immagine di uno spettro, il tocco horror lo imprime il piattino con gli occhi. Si accompagna ad un asinello che traina un carretto e per farsi riconoscere suona un campanellino, ma caspita è l’immagine di un monatto, quasi quella di un cataletto, mi vengono i brividi.
La aiuta un uomo, che come abbiamo visto prima è detto Castaldo, ma chi è costui? Il suo nome non è latino, ma longobardo, ebbene si: Gastald era il termine che indicava i funzionari regi durante la dominazione longobarda, quindi non un nome, ma un titolo che indica l’aiutante di un re; ma cosa c’entra? Se egli deve aiutare una casa regnante, ed invece aiuta una santa martire, che non ci vogliano indicare che la santa sia una regina? O forse il fatto che ella è santa la possiamo accostare al rango regio? E poi perché il commistiare di due epoche e civiltà così lontane, Lucia martire cristiana del II secolo in Sicilia, i longobardi, popolazione germanica che ebbe il suo culmine nel V e Vi secolo; E poi cosa ci fanno in giro di notte a portar doni?? E perché li portano solo a Verona e zone limitrofe a Parma a Bergamo Brescia un po’ a Mantova ed a Siracusa? Andiamo con calma.
Sappiamo che il culto per questa martire ci arriva dalla calda terra di Sicilia, da Siracusa appunto, nel 1894 venne alla luce una lapide tombale di una certa Euschia che afferma fosse morta il giorno dedicato alla Santa in questione, l’iscrizione è del V secolo, pertanto si può affermare che il culto sia molto più antico, la tradizione vuole che venne martirizzata sotto Diocleziano, che governò tra il 284 ed il 305 DC.
Ma la santa? E i doni?
Ci sono varie ipotesi, quella sicula ci dice che la giovane Lucia, ricca e bellissima, come la maggior parte delle sante dei primi secoli, vi prego di rifarci caso, pare siano tutte uscite dalle fiabe, fosse destinata al matrimonio con un uomo di pari lignaggio, ma ella, abbracciata la fede cristiana, si mise a donare i suoi beni ai poverelli della città, da qui la storia dei doni, ma a Verona???
Intanto è bene ricordare che a Verona sorge una chiesa a lei dedicata, ma non vi dico dov’è, un quartiere prende il suo nome, e vi è stata combattuta una battaglia nel risorgimento, in provincia vi è una frazione di Valeggio sul Mincio che ha questo nome, ma torniamo ai doni:
dicevo, la tradizione vuole che la città scaligera fosse flagellata da un morbo, non ci è dato sapere se il male colpiva i bambini o gli occhi, o gli occhi dei bambini; comunque, per debellarlo, le matrone delle famiglie più illustri si chiusero in duomo a recitar rosari e non ci è dato sapere se l’epidemia finì il giorno dedicato alla santa o si fossero riunite per pregare la santa. Accadde che la malattia finì e per ringraziare, le dame si impegnarono da all’ora in poi, a raccogliere doni e distribuirli ai più piccini e meno abbienti della città.
Ma non è tutto, dovete sapere che il giorno a lei dedicato non è sempre stato il 13 dicembre, fino al 1580 ovvero prima della moderna riforma calendariale, la si ricordava il 21 dicembre, ovvero il solstizio d’inverno, pertanto il giorno reale con minor luce dell’anno, da cui il detto “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”.
Vi starete chiedendo, ma che fino hanno fatto le spoglie della martire?
Per prima cosa vi distruggo un mito, non è mai esistita, o almeno non nei termini che ci sono stati tramandati che son più leggendari che storici, ma la sete di reliquie fu tale che comparvero anche le sue, e dove se non in quel di Siracusa! Andiamo con calma:
Il corpo della Santa era conservato nella chiesa di Siracusa a lei dedicata fino all’878, ma la minaccia islamica che attanagliava la Sicilia, obbligò a nascondere la reliquia in un luogo segreto.
Nel 1039, dopo che Maniace strappò Siracusa agli arabi, il corpo della santa fu condotto a Costantinopoli per ordine degli imperatori Basilio e Costantino.
Il doge veneziano Enrico Dandolo, tolse il corpo della santa da Costantinopoli nel 1204 e lo fece portare nella Chiesa di San Giorgio di Venezia e quindi, nel 1280, nella chiesa di Santa Maria Annunziata.
La Chiesa di Santa Lucia accolse la reliquia nel 1313 e la mantenne fino al 1860, anno in cui l’edificio sacro fu abbattuto per ampliare la stazione ferroviaria di Venezia, ora sapete anche perché la stazione di Venezia si chiama Santa Lucia, poi il corpo fu trasferito nella nuova chiesa di San Geremia. Il 7 novembre 1981 il corpo viene trafugato dalla “mala del Brenta” e ritrovato nello stesso anno a pochi chilometri da Venezia, nel giorno della santa, miracolo!!!
Il 15 dicembre 2004 il corpo di santa Lucia venne trasferito nuovamente a Siracusa, dove le spoglie rimarranno in via definitiva, nella chiesa di Santa Lucia.
Alcuni frammenti del corpo della santa sono andati dispersi nei secoli; nel ‘500 l’imperatrice Maria d’Austria pretese una porzione del fianco sinistro e volevate non darglielo? Nel ‘600, alcuni frammenti di un braccio andarono alla città di Caltagirone. Altre reliquie più o meno piccole andarono a Roma, Napoli, Verona, Milano, Forlì e Lisbona, ma anche in Belgio e in Francia. La stessa Siracusa, a cui era rimasto un dito, ottenne nel 1987 un avambraccio, la cosa è un po’ macabra ma fa parte della tradizione.
La nostra santa viene festeggiata anche nei paesi scandinavi dove le giornate sono ancora più corte, è per loro la santa della speranza che riporterà il gelido sole del nord, viene raffigurata come una giovane con in testa un diadema di candele accese, ovvero portatrice di luce, ma come si dice portatrice di luce in latino?
E dai che lo sapete, vi aiuto io, LUCIFERA , o perbacco, ma il signore degli inferi che centra? Centra, centra, ma questa è un’Altra storia, vi ricordate di Venere? Delle Anguille? E del simbolo del pentacolo? No non sono impazzito!
Andiamo oltre:
Non possiamo scordarci che per gli antropologi il nome Lucia è molto importante infatti nel 1974 scoprirono in Etiopia i resti di colei che a tutti ci è nonna, Lucy, ovvero la donna più antica del mondo, una australopitecus dell’età di circa vent’anni, ma vecchia di tre milioni di anni, che venne battezzata Lucy in ricordo della canzone dei Beatles “Lucy in the sky with diamonds”, ovvero: “Lucia in Cielo con i diamanti”, to’ guarda l’immagine scandinava, coincidenza???? No No No e non tiratemi fuori la storiella dell’LSD per piacere.
Dallo scheletro gli scopritori identificarono così una nuova specie, l’Australopithecus afarensis, vissuto nell’Africa orientale fra i tre e i quattro milioni di anni fa.
Era alta 105 cm e pesava 27 chili; le braccia sono più lunghe delle nostre e la forma del bacino rivela che si muoveva come bipede, non aveva l’aspetto di una top model ma è l’essere umano che ha visto l’alba della nostra specie, personalmente al pensiero di ciò mi vengono i brividi.
Torniamo alla storia ufficiale, son sicuro che vi ricordate che il 10 dicembre 1294, salì al soglio di Pietro il buon Pier da Morrone, bè oggi nel 1294 abdicò, veloce come papa, non vi pare?
Solo tre giorni rimase sullo scranno, giusto per rispettare la simbologia della trinità, visto? Il simbolismo c’è anche qui! Ricordate: mai nulla al caso, tutto ha un disegno, un progetto, mica per nulla Dio viene anche chiamato architetto dell’universo, non il ragioniere.
Ciao a tutti e buona festa e fate come me: Ascoltatevi un piccolo capolavoro di Italico genio, Toccata in La Maggiore di Paradisi, fumatevi un mezzo toscano ed assaporate un caffè corroborante, guardate fuori dalla finestra ed elevate la vostra anima, lasciate che le brutture del mondo vi sfiorino ma non vi penetrino, lasciate il male fuori, scegliete solo il bello, pulite il vostro cuore da invidie e gelosie,
Ciao amici cari
CS