C ari amici,
L’angolino è tornato, la penuria di tempo e di concentrazione lo rendono più raro, ma spero sempre che continui a rallegrarvi la giornata.
Poche sere addietro mi han definito “artista”, anche se non mi reputo tale la cosa mi ha immensamente dato gioia e: visto che di “arte” a parere di terzi si tratta, pescherò a mani basse dai vecchi angolini che oggi ci stanno particolarmente bene.
Può esistere l’arte senza l’ispirazione? Vediamo un po’ dove arriveremo con i soliti percorsi angolineschi:
Inspirare, espirare, ovvero far entrare aria e farla uscire, pare sia il movimento involontario più semplice del mondo ed invece, dal punto di vista linguistico semantico non lo è:
Pensiamoci, le due parole, o meglio i due Verbi, son composti da IN SPIRARE ed ES PIRARE, aria dentro, IN, aria fuori ES, ma spirare non vuol dire anche Morire? Quindi se non immettiamo e non emettiamo aria, rimane il verbo Spirare, ovvero senza l’IN e ES siamo morti, andiamo avanti.
Se un “ artista “ cerca l’ISPIRAZIONE , che fa? Respira? Certo che respira, non starà certo in apnea, ma lui cerca il soffio che gli permetterà di esprimere la sua arte o la sua abilità.
La cosa non vi suggerisce nulla?
Ma si dai, il soffio divino che genere la vita, il soffio sulla materia inerte, lo spirito che viene profuso e diviene vita. Quindi in poche righe abbiamo Vita, Morte, Voglia di creare Fare e Respirare!
E poi abbiamo parlato di Verbi e il primo passo del Vangelo di Giovanni non dice forse:
“ In principio era il Verbo.
Ed il verbo era presso Dio.
Ed il Verbo era Dio “
E qui il cerchio si completa.
Basta darmi del cattolico bigotto che non lo sono, ma aprite gli occhietti, qui si parla di spirito, non di clericalismo.
L’artista si pervade dello Spirito, necessario per la realizzazione all’opera; vi prego fate attenzione che le parole non son messe a caso, pesatele, osservatele, pensateci un po’ sopra.
Dato che la giornata odierna non ci regala molti spunti su cui agganciarci per cavalcare l’angolino, mi pare il caso, dato che abbiamo parlato di Spirito, di rivolgere l’attenzione ad un piacevole tipo di spirito, quello che troviamo nelle botti in cantina.
Quello che fa allegria e rende il convivio più divertente, quello che scioglie le lingue e fa dire il vero, quello che permette all’innamorato di dichiararsi, quello che consente di perdersi nell’oblio, ma attenzione, sempre con la massima attenzione ed il massimo equilibrio, la gioia si cela nell’armonia non nell’eccesso, Epicuro docet.
Ma voglio perdermi nel magico mondo del collegamento ed agganciarmi ai discorsi di cui sopra:
Siamo o non siamo nella terra del Vino? Abbiamo o non abbiamo appena terminato la più importante fiera sull’argomento del mondo? Migliaia e migliaia di persone da tutto il mondo vengono qui per vedere, assaporare, acquistare e premiare il frutto della terra e del lavoro dell’uomo, il Vino.
Alimento completo e sacro, vi ricordo che per noi permeati di cultura giudaico cristiana il vino è oltre al sangue di Cristo anche il suo primo miracolo, le nozze di Cana, e la bevanda di cui si nutre Noè dopo il diluvio, ma torniamo all’episodio che viene descritto nel vangelo di Giovanni, che è il mio preferito, e che oltre a darci una descrizione di questo evento ci fornisce un sacco di informazioni interessanti, vediamole assieme:
« Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. Gesù le disse: “Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta”. Sua madre disse ai servitori: “Fate tutto quel che vi dirà”. C’erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. Gesù disse loro: “Riempite d’acqua i recipienti”. Ed essi li riempirono fino all’orlo. Poi disse loro: “Adesso attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l’acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora”. Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui. »
Mi piace notare che il primo miracolo di Cristo riguardi delle necessità materiali, a ben vedere si vive anche senza vino ma il povero padrone di casa e lo sposo avrebbero corso il rischio di incappare in una situazione imbarazzante e quindi il miracolo li ha levati dagli impicci. Mi interessa il fatto che Gesù abbia agito da perfetto gentiluomo moderno, ovvero egli ha aiutato senza far pesare la sua azione, ma c’è un ma, lui agisce su suggerimento della Madre, e qui ci sarebbe tanto da dire per esempio l’importanza nei vangeli della figura materna, se fate attenzione il padre, non è nemmeno nominato, è Maria che sprona il figlio che la chiama Madre e le dice : “ che c’è fra me e te o donna? “ ovvero sei mia madre terrena ma io son sempre figlio di Dio. E poi :” L’ora mia non è ancora venuta “ quindi il vero miracolo del vino, quello eucaristico sarà compiuto in futuro.
Gesù si rivela su suggerimento materno, quindi si abbia la cortezza di notare quanto la figura femminile abbia un ruolo fondamentale nei testi evangelici e nella nostra concezione del mondo.
Lo sapete come la penso sull’argomento, ve l’ho scritto più e più volte.
Ma poi il testo, ci indica che è un matrimonio di persone abbienti, vi è un maestro di tavola, e pertanto abbiamo un elemento dell’etichetta nella Palestina del I secolo, e questo personaggio è di tale importanza che si permette un giudizio sui tempi in cui i vini vengono serviti e ci racconta un comportamento molto “ umano “ quello di servire prima il vino buono e poi quando tutti son ebbri ed i palati confusi, quello meno prezioso, così nessuno noterà lo stratagemma avaro.
Mi piace questo passo, e mi stupisce che sia solo nel testo di Giovanni che in fondo è quello più filosofico, e pertanto non intendo leggerlo solo come una cronaca di eventi ma anche con una lente di simbolismo morale.
Mi fa pensare che Gesù ci stia indicando di aiutare tutti nel momento del bisogno, il povero come il ricco, dato che lui agisce in una casa non certo di poveri, e poi ci indica un altro segnale, per prima cosa sarà Maria a dire a tutti di fare quel che il figlio dirà, ed egli chiede che venga messa dell’acqua nei recipienti di pietra che non son dei vasi qualsiasi, ma quelli usati dai Giudei per purificarsi, quindi lui nella purificazione trasforma l’acqua in vino, e tramite lui che il rito ha vero effetto, non diviene solo un gesto ma un vero percorso di crescita verso la salvezza dell’anima.
Leggiamo l’episodio in chiave più teologica; Gesù ci indica che tramite la sua persona, il buon messaggio biblico, rappresentato dall’acqua nelle vasche dei riti giudaici, diviene migliore, ovvero si muta in vino.
Non critica il vecchio messaggio testamentario, ma lo porta ad una nuova concezione tramite la sua figura.
Capitttttooooooo!!!
Quindi oggi per cena, riempite un calice di rubino nettare e assaporatelo con la consapevolezza che è il frutto della terra e del lavoro dell’uomo, che è parte della nostra storia e della nostra cultura, che è gioia e letizia, che è alimento del corpo e dello “ spirito “ e perdetevi nei collegamenti, nelle gioia di osservare oltre l’orizzonte del becero e squallido materialismo quotidiano.
Lieto alzerò il mio calice, anche se son bevitore assai modesto, e prima di avvicinarlo al labbro in lui vorrò scorgere la storia dell’uomo e tutto quello che lo circonda, dal misticismo al materialismo, dal leggendario alla cronaca del misero quoridiano.
E poi, una domanda a voi rivolta: cosa avrebbe contenuto il Santo Graal??
Gazzosa? Spuma? ……….
Con affetto vi lascio e vi saluto per oggi, corro a perdifiato ad inseguire il mio destino e…..ciao ciao a tutti
CS