C ari amici,
Si sente l’aria di primavera, ma siamo confinati ancora in casa in attesa di una riscossa sul morbo.
Evito l’inutile retorica e mi dedico alla data odierna:
Il calendario ci ricorda che oggi è l’otto marzo, festa della donna, chi di voi mi legge da anni, conosce il mio pensiero e quindi non mi ripeterò, ma ci terrei a rinverdire la vera motivazione storica del perché la giornata odierna è stata scelta per festeggiare il moderno femmineo.
Basta con ste cavolate da giornaletti di dubbia fortuna, basta articoli auto referenziali che si citano uno con l’altro, basta dilettantistico sensazionalismo rivoltante, le vicende del nostro passato son quelle che sono, indifferentemente dalla nostra volontà o credo politico o religioso; quindi andiamo a ripassare un po’ di storia a noi vicina:
La ricorrenza venne inventata negli Usa durante il congresso delle donne socialista a Chicago il 3 maggio 1908 , che dichiarò ufficialmente che si sarebbe annualmente tenuto un giorno dedicato alla parità delle donne in sede politica, individuandolo nell’ultima domenica di febbraio, a partire dal 1909. Nacque così il Woman’s day.
L’anno successivo, durante il convegno delle donne socialiste che si tenne a Copenhagen, le delegate tedesche chiesero che il giorno venisse fissato al 19 marzo, visto che in quella data, durante le sommosse del 1848, il re di Prussia aveva promesso il voto alle donne. Ma fu l’evento bellico a decretare la data attuale, infatti nel 1917 le donne russe di San Pietroburgo, scesero in piazza per manifestare contro la guerra in corso, la scarsità di cibo e chiedevano il ritorno dei loro mariti, figli e congiunti dalle trincee e questo accadde il 23 febbraio 1917. Alcuni anni dopo, nel 1921 la conferenze delle donne comuniste sovietiche istituì la Giornata internazionale della donna operaia per l’8 marzo in ricordo della prima manifestazione femminile russa contro il potere zarista nel 1917.
Direte voi, ma cosa c’entra il 23 febbraio con l’8 marzo? Ebbene si, c’entra e molto, infatti nella Russia degli Zar, vigeva ancora il vecchio calendario giuliano (quello voluto da Giulio Cesare per intendersi), sfasato rispetto a quello occidentale (Il Gregoriano) di 13 giorni, se fate il conto il 23 febbraio Giuliano è l’8 marzo Gregoriano. Svelato l’arcano.
Permettetemi, ma la storia delle operaie morte a NY in un incendio di una fabbrica l’8 marzo è una bufala, non ha nessun riscontro oggettivo, è la classica leggenda metropolitana.
Per quanto riguarda la mimosa, in Italia venne scelta dalle donne socialiste romane, visto che era il fiore più diffuso in questa stagione, nei giardini della capitale.
Dato che per questo discorso vengo normalmente criticato e tacciato di ogni nefandezza, vi indico uno dei testi su cui potrete verificare:
Di Alfredo Cattabiani “Calendario”, ma state attenti perché dopo aver letto questo libro, non sarete più gli stessi.
Guardando meglio la data odierna, non si può non ricordare il martirio di una donna, o per meglio spiegarci, l’uccisione in quel di Alessandria d’Egitto, da parte di fanatici cristiani, i paraboloni, una frangia locale di persone dedite alla cura dei malati contagiosi per a loro volta martirizzarsi, della filosofa neoplatonica Ipazia. Con questo episodio abbiamo l’esempio di come fanatismo e cecità possano far compiere follie a persone misere che han bisogno di maestri saggi che sappiano educarle e se serve anche bastonarle; fateci caso che i paraboloni, son estinti ! Ci sarà un perché!
Osserviamo meglio i paraboloni, furono dei fanatici che prestavano la loro vita alla cura dei malati contagiosi per morire a loro volta in un martirio fanatico, e condannano con la violenza ogni forma di pensiero diverso dal loro o che possa indurre a discussione, non vi fa venire in mente nulla al giorno d’oggi? A voi un pensiero.
Aggiungerei anche un mio piccolo pensiero, mi ripeto ma repetita iuvant, in marzo la natura torna a fiorire, cosa vi è al mondo di più luminoso che non il sorriso della nostra donna? Prova intangibile della fioritura della vita, primavera di delizie?
Oggi il calendario ci ricorderebbe uno dei dotti della Chiesa per eccellenza, san Tommaso D’Aquino, e qui mi fermo, anche se vi esorto a leggerlo ed a studiarne la vita, troverete delle fantastiche curiosità che ve lo faranno sicuramente apprezzare sia come filosofo che come uomo moderno; ma ricorderebbe anche un vescovo di Nicomedia, tal Teofilatto, di cui si han poche notizie, ma a me fa subito venire alla mente il grandissimo Gian Maria Volontè, nella parte di Teofilatto dei Leonzi , nel capolavoro si Monicelli del 1966 “L’armata Brancaleone”. Pellicola che adoro.
Pare che la parte di Teofilatto, il regista la volesse dare al sempre grandissimo Raimondo Vinello, ma il produttore, Cecchi Gori volle il Milanese Volontè, sembra per il successo che aveva avuto nei ruoli dei film western da lui sempre prodotti.
“lo nome mio est Brancaleone da Norcia !”
“io mi chiamo Teofilatto dei Leonzi, famiglia bizantina discendente da Niceforo I ; ti vedo e… ti piango“.
Confidando nella vostra pazienza un inchino ed un umile saluto, vado a strigliare il possente destriero ed a lucidare la splendente armatura.
Ciao ciao
CS