C ari amici,
siamo al nove novembre, un giorno che ha una strana fonetica, ricorre la parola nove, ma non solo, se osservate bene, la data odierna si può scrivere anche come 9 11… che paura di spavento e poi visti i tempi che corrono.
Oggi non scenderemo le scale della numerologia, ma riprenderemo i tortuosi discorsi di semiotica e quindi non vi resta che continuare a leggere o spegnere la paginetta.
Iniziamo dalla forma almanaccale:
Iniziamo immergendoci nella storia Napoleonica, ovvero: come oggi nel 1799 Napoleone con un colpo di stato prese il potere in Francia e finalmente mise un po’ d’ordine a quel caos che fu il periodo post rivoluzionario, pertanto non dimentichiamoci che oggi, cinque anni prima, nel 1794 accadde un fato minore, ma degno del nostro interesse e della nostra indagine:
I Moscardini misero a ferro e fuoco il club dei Giacobini.
E chi se ne Frega, direte voi, ma a noi interessa la parola Moscardini non solo l’evento fine a se stesso, quindi andiamo a curiosare:
Per prima cosa, chi erano i Moscardini?
È presto detto: erano i giovani parigini “di buona famiglia” di ideali contorivoluzionari, ricercati nel vestire e nel parlare, che mal vedevano gli opposti giacobini, diciamo che potremmo paragonarli ai nostri sambabilini degli anni ’60.
Il loro appellativo deriva dal profumo di muschio di cui facevano uso, ed anche dai moscardini , delle piccole caramelle al muschio che si mangiavano al tempo per migliorare l’alito.
Ma nel nostro parlare odierno i Moscardini come giovani reazionari son scomparsi, ma ritroviamo la medesima parola nelle migliori pescherie, che ci indica dei buonissimi cefalopodi che siam soliti gustare in sugo con la polenta o fritti, o ridotti in un ragù che si sposano divinamente ai tagliolini trafilati al bronzo; ebbene anche il loro nome deriva dal muschio o meglio è il loro colore che si può accostare al muschio che li conduce ad avere questo appellativo.
Visto, siamo partiti da Napoleone e siamo arrivati sul desco passando nel sottobosco.
Magia delle Parole, magia della semantica.
Voi che dite?
Ora andiamo a scartabellare ed a svelare altre parole interessanti:
Pochi giorni addietro ero preso nella lettura di un testo sulla storia della marina. Compariva spesso il termine “Fregata” per indicare un particolare tipo di vascello, ma la parola ha assonanza con altri termini di significato ben diverso.
Credo sia il caso di vederci chiaro:
Il termine “Fregata” ci piove da un passato remoto, andiamo a scandagliare vicende, e semantiche, senza farci prendere dalla fantasia, o abbagliare da piste sbagliate.
Il grande etimologo Dietz suppone che il nome derivi dal termine “fabbricata” o meglio dalle sue spagnoleggianti cugine fargata o fragata, sottointendendo una casa o una nave. Egli prende a paragone il termine “Bastimento “ in francese Bastiment, che indica appunto un fabbricato edile ma anche una nave di dimensioni notevoli.
Ma credo che le deduzioni di Dietz siamo alquanto lontane dalla verità.
Il tutto prende il via dal termine sempre militare ma mutuato dalla cavalleria, Catafratta, ovvero protetta interamente con armatura, sia la cavalcatura che il suo cavaliere; ma in questo caso la corazza la leviamo e diventa Aphrakta, ovvero priva di scudi e coperte, poiché doveva risultare una nave veloce ma anche micidiale, quindi leggera, ma armata bene, essa ha origine nelle flotte mediterranee per combattere gli sciabecchi dei pirati nord africani, veloci e sfuggenti.
Attenzione che questa parola che sa di salsedine, sappiamo benissimo che ha delle omografe; infatti esiste una specie di uccelli, i “Pelicanus aquilis”, che vengono chiamati Fregate, ma con le veloci navi non han nulla a che spartire. Il loro nome deriva dallo spagnolo Forcado, ovvero a motivo di forca, per ragione della forma della coda.
Anche nei suoi diari di mare, Cristoforo Colombo scrisse di aver visto tale uccello che nomina come” rabo forcado”, ovvero coda forcata.
Quindi nel termine ornitologico andiamo semanticamente più vicini alla parola forchetta, che al concetto di nave leggera e micidiale.
Fregata, nel parlare comune, ci ricorda un affare andato male o un raggiro, questo non ha nulla a che vedere ne con il vascello da guerra e nemmeno con la coda del volatile marino.
Queste omofonia ed omografia, ci arrivano da un altro percorso semantico: dal verbo multiuso latino: Frico, Fricare, che vuol dire sfregare, stropicciare, scalfire, ungere con le mani, insomma arrecare un lieve danno, quindi il fregato è colui che è stato danneggiato.
Quindi il dannunziano “Me ne Frego” vuol dire “non mi importa nulla anche se patirò un danno” . Bello non è vero? Poi voi sapete che adoro D’Annunzio.
Ma ora rasenteremo il limite umano: siete pronti al passo verso la folle follia? Siete saldi? Bene allora proseguiamo:
In inglese il gergale dannunziano “Me ne frego!” si rende con un “I don’t care!” . Va bene, direte voi, e quindi? La meraviglia dove si nasconde? Ma nella parolina CARE che non è altro che il residuo archeologico del verbo latino” Fri Care”! Meraviglioso!
Quindi riassumendo:
Siamo partiti da un veloce legno da guerra, molto adatto all’attacco e poco al prendersi cannonate, siamo svolazzati nel mondo dell’ornitologia, sfiorando il desco e le posate, ma anche strumenti di morte, per poi arrivare ad una frase dannunziana che ha una cugina Inglese che deriva dallo stesso verbo ma ne ha perso la testa.
Fantastico non vi pare?
Vi adoro.
Vi ricordo che oggi in Germania celebrano il “giorno del destino” , a me suona molto calvinista come festa ma forse sbaglio.
Sapete benissimo che brutto personaggio che sono.
Ciao a tutti
CS